CoM – Il Blog di Carlo Becchi Compreresti un Raggio della Morte usato, da quest'uomo?

23nov/0716

Il Nascondiglio, di Pupi Avati

[Questa "recensione" non contiene particolari spoiler narrativi, ma analizza il film nella sua interezza: siete avvisati]

Locandina de

In questo periodo ho pochissimo tempo da dedicare alla rete, ma a seguito dell'interessante scambio di opinioni sul pessimo "La Terza Madre" voglio concedermi una mezz'ora per condividere alcune considerazioni sul film "Il Nascondiglio" di Pupi Avati, senza voler trasformare questi appunti in una recensione.

Ho visto questo film lo scorso lunedì e mi sono trovato indiscutibilmente di fronte ad un lavoro di altra caratura rispetto all'immondo prodotto del regista romano di cui sopra. Tuttavia devo comunque confessare di esserne rimasto piuttosto deluso.

Il film, è bene specificarlo subito, è un thriller più che un horror, a tratti addirittura un giallo investigativo più che un thriller e la storia più che spaventosa è patetica (nel senso che suscita compassione, non che è come la corazzata Potëmkin : - ) ).

La pellicola inizia molto bene, con scenografie suggestive, dialoghi e recitazione eccellenti nel flashback iniziale, ed anche nella prima mezz'ora abbondante la vicenda e i personaggi si delineano con fluidità, grazie ad un cast davvero notevole, a cominciare dalla protagonista Laura Morante, alla spalla con qualche elemento di comic relief del goffo Burt Young, fino all'ultima delle comparse del manicomio.

Peccato che la storia si perda troppo presto, la tensione si diluisca nell'investigazione, invero scontata e banale: quella che dovrebbe essere la discesa nella follia della protagonista si riduce ad essere solo una serie di azioni tremendamente stupide dettate da un "segno del destino", da una "premonizione" legata ad un nome proveniente dall'infanzia della protagonista, seguendo una "pista paranormale" sulla quale si specula per tutto il primo tempo ma che poi viene abbandonata da Avati senza alcuna spiegazione.

Il thriller dicevo, diventa giallo: l'antro buio e polveroso lascia posto alle biblioteche, ai testimoni degli eventi e alle aule di tribunale. Una vedova troppo curiosa che potrebbe essere tranquillamente Jessica Fletcher di trent'anni più giovane, si aggira per un paese dove tutti apparentemente cospirano contro di lei mentre sono introdotti decine di personaggi senza spessore che falliscono nell'impresa di risollevare una storia bella, ma irrimediabilmente compromessa dalla stentata narrazione.

Purtroppo persino il mistero finale, basato su di un espediente, si scioglie al sole come la neve che lo conteneva.

Concludendo, questo film è un disastro?
Assolutamente no, anzi devo dire che sono uscito dal cinema con la piacevole sensazione di aver visto un "horror" d'altri tempi che solitamente amo molto. Ci sono diversi elementi che mi hanno suggerito questa impressione: i dialoghi sono spesso corposi e formali come in quei bei film degli anni '50 più teatrali che cinematografici, dove gli uomini sono galanti e i bambini bene educati; la stessa SnakeHall: la "casa stregata" debordante di barocchi serpenti di cartapesta, sembra più consona ad una scenografia della Hammer che ad un film d'autore nostrano.

Persino i personaggi sono uno stereotipo incarnato: la vecchia pazza testimone si muove, parla ed è vestita come ci si aspetterebbe da una vecchia pazza cinematografica, il cattivo ha sempre lo sguardo torvo, si veste di nero e va in giro in limousine, il raffinato e sensibile esperto di vini è gay. Basti pensare che ogni testimone chiave della "vicenda della casa" ha subito qualche menomazione: chi ha perso l'uso delle gambe, chi la vista, chi le dita...

Trovo l'ambientazione americana un elemento estremamente positivo: giustifica l'architettura, la pena di morte e lo stile di vita, garantisce un senso di opprimente solitudine alla protagonista italiana ed evita quelle imbarazzanti situazioni, non rare nei film di Argento, nei quali la vicenda si svolge a Roma ma per qualche misterioso motivo tutti i protagonisti finiscono col chiamarsi Maighol o Robbbert.

La musica di Riz Ortolani è (senza sorprese) eccellente, anche se probabilmente non memorabile ed immediatamente riconoscibile come (un nome a caso[1] tra centinaia) il tema di Cannibal Holocaust che si ascolta una volta e non si dimentica più, geniale nello stridore con le immagini.

Insomma è una pellicola in fondo anche piacevole, ma che lascia in bocca il sapore insipido dell'occasione mancata, del capolavoro sfuggito per colpa della narrazione inficiata da un continuo inserire elementi che non porteranno a nulla e per questo verranno abbandonati, senza che riescano a confondere lo spettatore inducendolo al piacevole meccanismo della ricerca del colpevole, tipico di questo genere dei film.

Peccato.

[1] Potrebbe non essere davvero un nome a caso.

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Commenti (16) Trackback (0)
  1. Urca, il buon Carlo è ormai diventato anche un critico cinematografico in piena regola, con tanto di recensioni altamente professionali! Nonostante il giudizio non completamente positivo e pur avendo già letto il libro mi hai messo ancora più curiosità di guardarlo! Sabato invece, visto che in questi giorni di Avati si parla molto, mi sono visto “Zeder” che devo dire mi ha deluso profondamente. Su Wikipedia viene definito “una delle sue opere migliori” ma devo dire che “la casa dalle finestre che ridono” è su un altro pianeta! Tra l’altro la storia è copiata spudoratamente da un libro di Stephen King di cui non cito il titolo per motivi di spoiler. Favolosa però l’ambientazione stile “archeologia urbana”!

    N.B. Dopo aver letto il tuo post ho la musica di Cannibal Holocaust in testa da due ore! “pium pium….”

  2. Concordo pienamente… come del resto ho scritto io nella mia recensione

  3. @Alexart:
    Una volta avevo più tempo e mi piaceva scrivere di cinema (horror). Ora le cose sono un po’ cambiata e raramente ce la faccio, nonostante non mi perdo quasi nessuno passaggio al cinema scrivo solo in caso di film eccezionali, nel bene e nel male o perché di autori che sono importanti per me.

    Zender non l’ho mai visto, ma vedrà di farlo al più presto. Ieri sera ho visto 1408, questa volta un horror davvero molto buono. Appena ho un oretta libera butto giù due righe, ma lo consiglio senza riserve.

    @Amosgitai: hai ragione le nostre recensioni sono molto simili!

  4. Molto interessanti le tue considerazioni. Dal trailer mi aspettavo un film terrificante come “la casa dalle finestre che ridono”.
    Da buon kinghiano giovedì sera sono andato a vedere 1408 e mi è piaciuto molto. Samuel Jackson è incredibile!

  5. @Nicola: Sono contento che 1408 sia piaciuto anche a te!!!! Secondo me John Cusack è stato magistrale a reggere un film così intenso solo sulle sue spalle!

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